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La sorpresa per l’elezione di Trump è un fenomeno emblematico di una certa miopia sociale, che affligge coloro che si autodefiniscono “progressisti” o “consapevoli”. Sorpresi, colti alla sprovvista, come se vivessero in un mondo parallelo, fatto di eco-chamber e conferme, dove la realtà dei fatti è legittimata solo se filtrata dalle proprie convinzioni.

Trump, per loro, non è mai stato una possibilità reale, un’opzione che il “vero” tessuto sociale americano potesse considerare seriamente. Eppure, chi avesse alzato lo sguardo oltre le pagine del New York Times e oltre le città cosmopolite, avrebbe colto segnali ben chiari. Un Paese fatto di cittadini distanti dalle logiche delle metropoli, con bisogni e valori che si discostano dall’immaginario costruito nei caffè di Manhattan.

Un’analogia simile si può osservare in Italia. Chi vive nella bolla culturale di Milano, ad esempio, spesso si mostra sorpreso dalle dinamiche sociali e politiche che emergono al di fuori di questa città. Chi è abituato all’aria Milanese, tende a percepire, con un certo distacco arrogante, il resto del Paese come una “provincia arretrata” incapace di cogliere la modernità e il progresso. Questa percezione è alimentata da una visione filtrata della realtà, che ignora la complessità e le differenze delle aree meno centrali, quasi fossero parte di un’Italia parallela e superata.

A mantenere queste illusioni, inoltre, contribuisce il ruolo degli algoritmi social che creano un flusso di informazioni perfettamente ritagliato sulle nostre preferenze, disegnando una realtà che è meno ampia e meno diversificata di quanto immaginiamo.

Ci sentiamo aggiornati e “informati”, ma in realtà vediamo solo ciò che alimenta le nostre opinioni, mentre tutto il resto si dissolve nell’ombra. E quando eventi significativi ci riportano alla realtà, reagiamo con sorpresa, come se il mondo ci avesse ingannato.

In verità, la trappola algoritmica rende le nostre bolle simili a quelle di chi vive di notizie uniformi, legate a un solo tipo di narrazione.

La presunzione di conoscere il “vero” tessuto sociale svanisce davanti ai fatti, lasciandoci prigionieri delle nostre percezioni parziali, mentre la realtà – quella vera – si muove indipendentemente dalle nostre convinzioni filtrate.

Quindi non solo mi avvilisce la vittoria di Trump, ma anche non riuscire mai a leggere un punto di vista critico che non sia andato oltre i nostri 2 metri di spazio vitale.