Avevo lasciato una bozza di queste righe in archivio almeno 6 mesi fa. Sapevo che volevo parlarne ma non era il momento giusto e come tutte le cose, ha trovato, nel tempo, la sua collocazione. Sto imparando a mie spese che le idee hanno bisogno di terreno fertile per sbocciare e questo include una pazienza che prima non avevo.
Ma non ne parleremo oggi. Anzi…..
Dalla Time Capsule oggi esce un video(clip) del 1993: Due, pezzo di Raf, che voglio raccontare perchè è uno di quei cortometraggi che riesce a fissare in pochi minuti l’immaginario visivo di un’epoca. Non racconta nemmeno una storia. Semplicemente, è gli anni ’90: estetica da spot pubblicitario, erotismo levigato e una protagonista che assorbe ogni rumore di sottofondo: Anna Falchi.
In questo video l’attrice non è una comparsa di lusso. È un simbolo.
Il suo personaggio è costruito per essere guardato. In ogni inquadratura, il suo corpo è il bersaglio su cui proiettare i nostri desideri: il trench beige, i capelli lisci biondo freddo, le labbra nude, l’esasperazione delle forme chirurgicamente giunoniche. Il trucco è calibrato per non sembrare trucco, la camminata per sembrare casuale, lo sguardo per sembrare distante.
Tutto rappresenta il marketing estetico degli anni ’90.

Siamo nel pieno dell’antitesi degli anni 80: bianco&nero, movimenti calibrati e lenti, spazi minimal.
Freddo: vetro, superfici lucide, specchi, luce artificiale. Il mondo in cui si muove Anna Falchi è uno showroom, non è una storia. L’ambiente serve da cornice alla sua figura, non il contrario. È l’estetica di Vogue, degli scatti di Steven Meisel, della patina che inizia a colare sul nostro stile di vita.
Anna Falchi incarna perfettamente l’archetipo dell’estetica femminile che gli anni ’90 volevano vedere: il punto di rottura in cui la bellezza diventa inaccessibile. È l’opposto della sensualità burrosa e avvolgente degli anni ’80. Il suo modello estetico rimanda direttamente alla fisicità di Claudia Schiffer e il resto della gang delle supermodels: donne definite da forme accentuate ma precise, volti con linee nette, labbra carnose, occhi grandi e distanti.

Un ideale estetico che dalla raffinatezza (borderline) della moda passa direttamente a quello mainstream della cultura pop, estremizzandosi e avvicinandosi progressivamente alla chirurgia che nel corso degli anni ’90 diventerà sempre più oggetto del desiderio, incarnata da role model come Pamela Anderson. Non è più una sensualità naturale. Il seno di Anna Falchi non è accogliente, è statuario. Si innalza maestoso, turgido e tronfio di essere arrivato alla fine di un sofisticato e lungo processo di annullamento di ogni imperfezione e di ogni casualità. Il corpo finalmente è iconico: esiste per essere visto e consumato attraverso il desiderio dello spettatore.
Anna Falchi è il perfetto anello di congiunzione di quella fase storica: prende ai codici raffinati e inarrivabili delle supermodelle “internazionali” e li porta nel panorama “locale” con una naturalezza che nasconde la precisione chirurgica con cui questa immagine (corporea) è stata costruita.




Il punto culminante di questa estetica nel mainstream italiano è rappresentato dai calendari, primo fra tutti quello di Max, che proprio con Anna Falchi raggiunge l’apice della sua iconicità. Anna Falchi è emblematica perchè diventa così il punto di raccordo tra il rigore estetico delle supermodelle internazionali e l’appetito mediatico del grande pubblico.

Calendario di Max
Per questo il video di Due non ha bisogno di essere emotivo. Non deve commuovere, ma ipnotizzare. Non racconta un amore, ma lo estetizza.
Ogni fotogramma è pensato per essere scattato (“Strike a pose, Vogue” emerge in superficie in quegli anni diventando il manifesto POP di una sub-culture rimasta nell’ombra fino a quel momento) e finire su un magazine.
E’ finito il tempo dell’improvvisazione. Due, nella sua semplicità, è puro design applicato al POP, un esempio perfetto di estetica anni ’90, dove il contenuto è stile, e lo stile è tutto.
Anna Falchi, in questo, è il punto zero: non interpreta, riflette l’essenza. E nel farlo, diventa icona.



