Skip to main content

Qui non si tratta di coincidenze: una popstar con tale livello di potere non agisce mai per caso. E il messaggio che arriva è chiaro: “Io sono più importante del vostro calendario pop. Io sono la cultura pop”.

Il 3 ottobre non è una data qualsiasi. Chiunque abbia vissuto anche solo di riflesso l’ecosistema pop degli ultimi vent’anni lo sa: è il giorno di Mean Girls. Un appuntamento fisso sui social, una tradizione nata dal cinema e sedimentata nel nostro linguaggio. È la cultura pop che si autorigenera, che prende la scena di un film e la trasforma in cult. Anno dopo anno.

Eppure, il 3 ottobre 2025, Taylor Swift ha deciso di pubblicare il suo nuovo album. Non un singolo, non un teaser: L’ALBUM. La mossa totalizzante.

Chi ha vissuto gli anni ’80 e ’90 dovrebbe saperlo: le popstar diventavano icone proprio perché si inserivano dentro a rituali molto definiti e li amplificavano. Nessuno mai avrebbe osato pubblicare un disco schiacciando un “giorno sacro” della cultura pop alla quale appartiene — al contrario, lo avrebbe usato, sporcato, reinventato, facendolo proprio e, contemporaneamente, nostro. Ariana Grande lo ha capito benissimo, citando Mean Girls all’apice della sua popolarità in Thank you next, senza rubare la scena, ma celebrandola.

Taylor no. Taylor è la compagna di classe della seconda media che deve sempre avere l’ultima parola, che non ti lascia mai il tuo momento, che trasforma ogni occasione in un palcoscenico per se stessa. Anche se non deve dimostrare nulla, è spinta da quel bisogno di dirti che, comunque, è lei la più brava. Anche quando nessuno si è nemmeno messo in competizione.

Poi, nel tempo, è diventata quell’amica che ti chiama per sapere come stai…ma in realtà vuole solo parlare di se stessa.

Il problema non è unicamente di marketing. È una questione di percezione. Una popstar che ha già vinto tutto, battuto ogni record, non dovrebbe sentire il bisogno di dimostrare altro. Ma questo progetto racconta il contrario: un’onnipotenza di chi, sotto sotto, cerca ancora una validazione.

Non è Taylor “the-girl-next-door” che cresce insieme ai suoi amici (o dovremmo dire “target”). È un’imperatrice che occupa ogni spazio disponibile, anche a costo di cannibalizzare le tradizioni che ci hanno unito. Il suo non è un contributo alla cultura pop. E’ una predazione.

E questa data diventa il sintomo di un vizio capitale: l’ingordigia. L’idea che se non sei ovunque, sempre, perdi. Sei fuori dai giochi. La FOMO di dimostrare ancora. E ancora. E ancora. Anche quando hai già preso tutto.

C’è una differenza sottile, ma cruciale, tra essere parte della cultura POP e divorarla dall’interno.

Storicamente, le SHOWGIRLS hanno costruito un sistema, in cui ogni gesto diventava il tassello di un mosaico più grande. Taylor è più interessata a smantellare quel mosaico per appendere il suo ritratto.

Per quanto possa sembrare una critica, la mia è una riflessione su cosa succede quando una popstar con un potere più grande del presidente degli Stati Uniti non riconosce più i rituali che l’hanno resa tale.

E la risposta che mi do è semplice: il suo messaggio è un monologo. E tu, se invece credi di fare parte di un dialogo…I’m sorry, ma non sei incluso.

POP VIBE: Thank you, next