Mentre scrivevo un pezzo completamente diverso sul peso delle vendite degli album fisici rispetto allo streaming, il mio pensiero è finito su un altro tema: quando tutto è disponibile, niente è davvero nostro.
Spotify ha reso Beethoven accessibile quanto Bad Bunny, eppure mai come oggi spendiamo tanto per possedere musica. In un’epoca di streaming infinito, stiamo riscoprendo il feticcio dell’oggetto.
Ma non è solo nostalgia: è qualcosa di più delicato.
Su OnlyFans la dinamica è chiara: paghi per avere l’illusione dell’esclusività. Non è pornografia generica, è “il tuo contenuto personalizzato”.
Il creator ti chiama per nome, risponde ai tuoi messaggi, simula una relazione.
Allo stesso modo, quando compri il vinile “Limited edition” di Taylor Swift, non stai solo comprando musica: stai comprando la sensazione di un legame privilegiato con l’artista.
La differenza tra Spotify e il vinile numerato è la stessa che passa tra PornHub e OnlyFans: da una parte consumo anonimo di massa, dall’altra intimità a pagamento.

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Il mercato ha capito che nell’era dell’abbondanza digitale, la scarsità diventa privilegio.
Se tutto è infinito, niente ha valore.
Ecco perché il concetto di limited edition, sneaker tirate in poche centinaia di pezzi o contenuti “solo per i fan più fedeli” è diventato centrale negli ultimi anni.
È un meccanismo tanto geniale quanto perverso: prendiamo qualcosa di infinitamente riproducibile (una canzone digitale) e lo rivestiamo di valore extra dandogli una forma fisica esclusiva.
Siamo onesti: il 90% delle persone che a cena ti dicono tronfie “Sì ma il suono del vinile è tutta un’altra cosa” probabilmente non hanno nemmeno un giradischi a casa.
Perché il vinile di Harry Styles non suona meglio della versione su Spotify, ma sul giradischi diventa la nostra performance personale.
Te la faccio facile: se sei nel bel mezzo di un date, mettere un album in edizione limitata sul giradischi è un rituale che ti ha già fatto guadagnare 100+ punti rispetto a cliccare play (questa metafora non è oggetto di discussione).

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Una volta i fan aspettavano.
Oggi pagano per non aspettare, per avere di più, per avere prima degli altri.
La fanbase si è trasformata in customer base, e il rapporto emotivo è diventato commerciale (I want it, I got it – suona familiare?).
Su OnlyFans questo è esplicito: l’adorazione si monetizza.
Nel mercato musicale è più sottile ma ugualmente diffuso: i fan di Dua Lipa non si limitano ad ascoltare, comprano versioni diverse dello stesso album per farlo scalare in classifica, investono in merch limitato, partecipano a campagne di crowdfunding.

Le TLC, nel 2015, hanno lanciato una campagna Kickstarter per finanziare il loro ultimo album, raccogliendo più di 400.000 dollari.
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Quando non possiamo più stringere qualcosa in mano, possedere un pezzo “esclusivo” diventa quasi un sostituto dell’intimità vera.
Ma è una simulazione: anche questa intimità è prodotta in serie per migliaia di clienti “unici”.
Qualche settimana fa ho seguito un corso di neuromarketing al quale non riuscivo a dare un senso concreto.
E invece ecco l’esempio perfetto di come non compriamo più il contenuto, ma la sensazione di essere scelti.

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Mai nella storia abbiamo avuto accesso a così tanta musica, arte e contenuti.
Eppure spendiamo un sacco di soldi per possedere fisicamente ciò che possiamo avere gratis in digitale.
Travolti dal mare magnum dell’infinito digitale, cerchiamo disperatamente qualcosa di concreto che ci tenga a galla.
Il vinile sul comodino, la chat privata con il creator, la sneaker in limited edition: piccoli totem di autenticità in un mondo di copie infinite.


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Critichiamo l’universo di OnlyFans, ma nella solitudine dell’abbondanza siamo i primi disposti a pagare per comprare relazioni e vendere appartenenza.
OnlyFans e le limited edition sono solo due facce della stessa medaglia.
Perché una delle poche cose che ancora ci fa sentire speciali e meno soli è possedere qualcosa che gli altri (crediamo) non possono avere.

POP VIBE: Got you all fired up with your Napoleon complex, see right through you like you're bathing in Windex.



