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Quando The Breakfast Club è arrivato nei cinema nel 1985, ha fatto qualcosa di rivoluzionario: ha sbattuto in faccia a tutti la dura realtà della popolarità a scuola. Non era solo un altro film sugli adolescenti, ma la prima analisi profonda dei gruppi sociali scolastici. Molly Ringwald, con il suo ruolo di Claire Standish, è diventata la perfetta incarnazione di un sistema dove l’apparenza contava più della sostanza.

Il film è perfettamente contestualizzato negli anni ’80, un’epoca segnata dalla cultura dell’immagine e dall’ascesa della classe media americana, dove l’apparenza e il successo sociale erano valori fondamentali. La scuola era una sorta di microcosmo che rifletteva la società più ampia, con rigide gerarchie sociali che si traducevano in stereotipi ben definiti. La musica, la moda e la pubblicità dell’epoca rafforzavano l’idea di status e appartenenza a determinati gruppi. The Breakfast Club ha saputo catturare questa essenza, rendendola una delle rappresentazioni più iconiche dell’adolescenza di quel decennio.

Negli anni ’80 e ’90, il concetto di caste scolastiche era un elemento chiave dei racconti adolescenziali. L’appartenenza a un gruppo era tutto: se eri un atleta o una cheerleader eri al top della gerarchia, mentre i nerd e gli outsider erano destinati a un’esistenza ai margini. Questi ruoli erano rigidi e definiti, e il cinema li enfatizzava, trasformandoli in vere e proprie mitologie POP. I personaggi di film come Clueless (1995), 10 Things I Hate About You (1999) e She’s All That (1999) non sfuggivano a questa logica, giocando sulle dinamiche tra “cool kids” e outsider. Anche nelle versioni più dark, come Cruel Intentions (1999), la popolarità era sinonimo di potere e dominio sugli altri.

Gli anni 2000 si aprono con Mean Girls (2004), il film che ha letteralmente riscritto il manuale della popolarità al liceo. Tina Fey ha smontato le gerarchie scolastiche con battute iper iconiche e ci ha insegnato che il vero prezzo da pagare per essere popolari è perdere se stessi.

Negli ultimi anni, le regole del gioco sono cambiate ancora. Film come The Perks of Being a Wallflower (2012), Eighth Grade (2018) e Booksmart (2019) hanno detto addio alle etichette rigide e abbracciato una narrazione più autentica, sfaccettata e inclusiva. Oggi il liceo non è più una piramide sociale, ma un luogo dove le identità sono fluide e i rapporti superano i confini delle vecchie caste. L’ansia sociale, i social media e la pressione dell’autoaffermazione hanno preso il posto delle dinamiche di gruppo più tradizionali.

Il cinema finalmente racconta adolescenti più complessi, che non si limitano a essere “nerd” o “atleti”, ma attraversano un arcobaleno di sfumature più ampio.

Quaranta anni fa, The Breakfast Club ha aperto la strada. Oggi il tema della popolarità non è più solo una questione di status “scolastico”, ma più un’identità riconosciuta sui social media.

Anche se, alla fine, quello che tutti vogliono è sempre la stessa cosa: sentirsi capiti e trovare il proprio posto nel mondo.

POP vibe: Don't you (forget about me) - Simple Minds (1985)